Tre infermiere su cinque sono state molestate sessualmente sul lavoro, e molte sono state costrette a credere che sopportare un simile comportamento sia “solo una parte del lavoro”, ha rivelato un sondaggio del sindacato Unison.
I preoccupanti risultati mostrano che, degli oltre 2.000 infermieri e studenti che hanno preso parte al sondaggio, il 60% ha affermato di aver subito molestie sessuali sul lavoro, mentre il 39% ha assistito a molestie a un collega. Tuttavia, significativamente, solo il 27% degli intervistati che era stato molestato sessualmente lo aveva segnalato al proprio datore di lavoro. “Sento che è così normale che dimentico che si tratta persino di molestie sessuali”
Secondo la ricerca di Aogoi, la forma più comune di molestia sessuale sperimentata è stata quella verbale, con il 56% di tutti gli intervistati che ha riscontrato questo. Un’infermiera ha affermato di aver persino acquistato una fede nuziale nel tentativo di “impedire agli uomini di farmi commenti allusivi”.
Più di un terzo (37%) degli intervistati ha subito molestie fisiche. Tra gli incidenti segnalati dagli infermieri nell’indagine, che si è svolta a maggio, c’erano il tentativo di approcciare da parte dei pazienti durante le procedure o lo schiaffetto sul sedere dai colleghi. Inoltre, il 29% degli intervistati ha affermato di aver subito molestie visive, che potrebbero includere ammiccamenti , e poco più di 130 intervistati (6%) sono stati oggetto di molestie informatiche tramite telefono o computer.
Tra le infermiere che erano stati molestate, l’autore più comune erano i pazienti: il 58% ha affermato di essere stato preso di mira da un paziente, il 26% dai medici, il 24% da colleghi infermieri e il 19% da familiari o amici dei pazienti.
Perché il fenomeno della molestia sessuale è così sviluppato anche in sanità? Sicuramente una delle motivazioni prevalenti l’ indissolubile rigida gerarchia e al sistema di valori patriarcali presenti nel settore, dove le giovani dottoresse e infermiere sono alla mercé dei loro superiori.
Così come in società anche in corsia non è semplice denunciare. Da una parte la vittima spesso tende a sminuire l’accaduto, a banalizzarlo ed a colpevolizzarsi. Dall’altra denunciare un abuso sessuale da parte di un collega e di un superiore è un elemento di forte destabilizzazione sul posto di lavoro. Nel caso dei medici potrebbe voler dire interrompere una carriera, mentre nel caso degli infermieri (dove la carriera è inesistente), vorrebbe voler dire finire sotto la lente d’ingrandimento e magari trasferite altrove, visto la fungibilità del ruolo, al contrario di un medico specialista che non potrebbe essere spostato altrove.
Per questo la vittima, finisce con l’essere vittima due volte, avendo osato mettere in discussione lo status quo, provocando un terremoto con la sua denuncia infamante.
In questo modo il fenomeno viene alquanto sottostimato, sottaciuto, nascosto come un segreto infamante; salvo poi scoprire, attraverso i questionari anonimi delle ricerche che, in questo ambiente di lavoro, una donna su tre riferisce di essere stata molestata sessualmente da colleghi o superiori.
Chi vuole chiedere aiuto, spesso non sa da che parte cominciare, non c’è un ‘porto franco’, dove le vittime si sentano accolte e non giudicate. In Italia facciamo fatica anche ad ammettere il fenomeno.
In Usa, la comunità scientifica ha realizzato l’ ‘astronomyallies’, un primo punto di contatto per le vittime di abusi sessuali con persone che non giudicano ma sono lì per indirizzare le donne verso i giusti passi da fare, verso le giuste persone da contattare.
Una comunità di volontari, nata nel mondo degli astronomi, per aiutare le vittime di abusi sessuali a tornare a godere di un cielo stellato, a testa alta appunto.
Fonte: www.infermieristicamente.it
La Segreteria e la RSU
NurSind Ragusa