È arrivato ieri il via libera all’accordo firmato il 16 luglio dall’agenzia delle Entrate con i sindacati, che riconoscono a chi ha lavorato da casa “l’indennità di smart working”.
La quantificazione dell’indennità di smart working monetizza in busta non solo il corrispettivo mensile dei buoni pasto, ma tiene conto dei costi aggiuntivi a carico del lavoratore, per la connessione internet da casa e i maggiori consumi di acqua, luce, gas, calcolata in relazione ai risparmi che ogni pubblica amministrazione riporta per ogni lavoratore che ha svolto le sue funzioni da remoto.
Diritto alla disconnessione ed indennità di smart working, decisioni prese nell’immediato di una nuova modalità di lavoro, comparsa in seguito alla pandemia. Una netta disparità con i lavoratori della sanità, che la pandemia l’hanno vissuta sulla loro pelle, pagandola con la vita.
Per questi ultimi non c’è diritto alla disconnessione da lavoro, visto che quotidianamente vengono chiamati a casa per rientrare e colmare le decennali carenze d’organico; l’indennità infermieristica poi, voluta da NurSind, arriva dopo vent’anni, in barba ai carichi sempre maggiori di lavoro ed alla richiesta di nuove e complesse competenze, senza tenere conto di un contratto che di fatto ha cancellato il diritto alla mensa, non compensato dall’erogazione dei buoni pasto.
Fonte: Infermieristicamente.it